Riccardo Musacco (Venezia 1973), laureato in Lettere Moderne presso l'Università Ca' Foscari di Venezia è giornalista pubblicista. Collaboratore de Il Gazzettino, è stato anche caporedattore della testata on line www.artinforma.it e ha pubblicato su varie testate on line in ambito cultura, sport, spettacolo.
Un gioiellino incastonato in un diadema di rara bellezza: questa era la Laetitia del Patronato Pio IX. Riccardo Musacco ci riporta ad un tempo che, pur allontanandosi sempre più, rimane fortemente impresso nella memoria e nei documenti d’epoca. A lui va il merito di riportare il lettore a sentire, quasi fisicamente, i suoni, gli schiamazzi, il vociare intenso, il fischietto e le pallonate di una gioventù che trascorreva gran parte del proprio tempo libero nel “social” reale e non virtuale di allora. Target, come si direbbe ora, da 7 a 20 anni, con possibilità di estensione all’infinito.
Un Patronato luogo di formazione e di svago, all’avanguardia per l’epoca. Potevi entrarci alle 3 del pomeriggio magari per giocare un po’ a calcio, poi due sfide a calcetto o ping pong all’interno, una riunione coi gruppi giovanili o con gli scout, poi uscire ancora ad allenarti con la tua squadra di pallacanestro, e magari chiudere la serata cantando nel coro. Tornavi a casa, dopo le 20 senza dar preoccupazione, bastava rispondere in caso di ritardo esagerato: “so’ stà in Patronato..” fine della reprimenda.
La continua coreografia in movimento e il vociare perenne prevedeva fino a una certa ora l’intersecarsi al limite della sovrapposizione di tutte le attività sportive , costringendo i protagonisti a improvvisi scarti e slalom, a loro modo propedeutici allo sport stesso, tra pallonate improvvise , un “sta ‘tento!” o “cavite via!”, sbucciate di ginocchia e un pallone da calcio che finiva, nonostante l’avveniristica alta rete di protezione, nel giardino limitrofo dei Santi ( per me di nome e di fatto, perché non si arrabbiavano quasi mai)
Ho avuto la fortuna di conoscere molti di questi personaggi che ritroviamo nel libro, tutti animati da un vero spirito educativo e di servizio alla comunità e soprattutto ai giovani. Io, come tutti coloro che sono passati di lì, devo loro la mia formazione umana e sportiva.
dalla prefazione di Francesco Vitucci